FORMAZIONE E VERITÀ
Il punto di vista di Freda
Mi voltai per affrontare la proprietaria di quella voce irritante. Era Licita. La fastidiosa, autoproclamata regina degli studenti della Moonstone Academy. Aveva la sua cricca di leccapiedi che la circondava mentre mi squadravano dall'alto in basso. Mi massaggiai le tempie, esasperata. Non avevo davvero tempo da perdere con questa storia.
«Cosa vuoi, Licita?» ringhiò Kara, mettendosi di fronte a me per proteggermi. Da quando avevo iniziato a frequentare Kara, gli atti di bullismo nei miei confronti erano drasticamente diminuiti, dato che lei aveva una reputazione temibile a scuola. Persino i ragazzi più forti la temevano, il che la diceva lunga sulla sua forza.
«Per favore, non abbiamo niente a che fare con te, Kara.» Licita alzò gli occhi al cielo e si rivolse a me. «Allora, mezzosangue, stai ancora cercando di mescolarti con i veri lupi mannari?»
«Mi chiedo perché si prenda ancora il disturbo di venire all'accademia. È così inutile» sogghignò una ragazza pesantemente truccata.
«Senza lupo a diciott'anni. Se questo non è patetico, non so cosa lo sia» la schernì un'altra della banda di Licita.
Continuarono con le loro frecciatine e provocazioni, ma io mantenni la calma e mi limitai a fissarle con un'espressione vuota. Ero abituata a quel trattamento, quindi le loro parole avevano un effetto minimo su di me, ma non si poteva dire lo stesso per la persona che mi stava accanto. Kara stava ribollendo di rabbia e i suoi occhi ambrati lo dimostravano. Strinse i pugni e io cominciai a preoccuparmi seriamente. Conoscendo l'umore instabile di Kara, sapevo che se non l'avessi calmata, avrebbe potuto scatenare una rissa.
«Ehi, Kara. Devi calmarti» le sussurrai.
«Come puoi permettere che ti trattino così? Questa situazione sta sfuggendo di mano» mi rispose lei a denti stretti.
«Ci sono abituata, davve…» Licita interruppe la mia frase con un ringhio rabbioso.
«Come osi parlare mentre sto parlando io?» abbaiò, e sia io che Kara la guardammo come se fosse pazza. Voglio dire, che faccia tosta. Licita diventava ogni giorno più sfrontata, e questa volta non fermai Kara.
«Cosa hai detto, stronza!» ringhiò Kara, e potei vedere il suo lupo affiorare in superficie. Sperai davvero che non si spingesse troppo oltre, perché fare a botte nel cortile della scuola era un'infrazione grave.
«Perché sprechi il tuo tempo con una mezzosangue, Kara? Non ne vale la pena» sogghignò Licita, ma le bastò un passo minaccioso di Kara nella sua direzione per farla indietreggiare.
«Ascoltami bene, pezzo di merda» cominciò Kara. A quel punto, una piccola folla si stava radunando intorno a noi e io desideravo davvero che Kara non peggiorasse la situazione.
«Con chi esco non sono cazzi tuoi. Ho visto come hai trattato la mia amica, e se lei è disposta a sopportare le tue stronzate, va bene, ma io no. Se mai dovessi vedere o sentire che hai fatto di nuovo una scenata del genere a Freda, sta' pur certa che verrò a cercarvi tutte. Una per una. E non mi importerà un bel niente del tuo status di figlia di un Alpha, Licita» dichiarò Kara, e su di noi calò il silenzio. Anche Licita era la figlia di un Alpha, e pochissime persone avevano l'audacia di minacciarla. Kara era una di quelle.
Licita fissò Kara per qualche istante, prima di schioccare la lingua e andarsene, con la sua banda che le trotterellava dietro.
La piccola folla che si era formata cominciò a disperdersi e io tirai un sospiro di sollievo.
«Grazie, Kara. Per fortuna non sei andata fuori di testa» dissi scherzando, ma probabilmente Kara non condivideva il mio umorismo, dato che si limitò a fissarmi con quei suoi occhi ambrati e furiosi.
«Uhm, ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiesi con cautela.
«Sì, Freda, l'hai fatto. Come hai potuto lasciarti maltrattare in quel modo senza difenderti?» mi domandò lei, arrabbiata.
«Non hanno torto, Kara. Davvero, non è il mio posto. E poi non hanno mai provato a farmi del male fisicamente, le regole della scuola glielo vietano. Oltretutto, posso incassare qualche insulto, non c'è problema» feci spallucce, cercando di sembrare il più disinvolta possibile.
«So che hai la pelle dura, ma…» intervenne Kara, ma la interruppi a metà frase.
«Kara, sei un tesoro e ti voglio un mondo di bene perché mi difendi e tutto il resto, ma va bene così. Sto bene, d'accordo? Adesso andiamo al campo di addestramento. Non voglio che il signor Bardugo faccia una scenata» dissi, tentando di cambiare argomento.
Kara mi fissò per un istante, poi sospirò e alzò le mani in segno di resa.
«Va bene, d'accordo. Ma perché all'improvviso hai tutta questa fretta di andare alla lezione di Bardugo? L'ultima volta che ho controllato, lo detestavi» chiese.
Aveva ragione. Lo detestavo con tutta me stessa. Se la prendeva sempre con me, insistendo sul fatto che, siccome ero debole, avevo bisogno del doppio dell'addestramento rispetto ai normali licantropi. Insomma, capivo il suo punto di vista, ma continuavo a odiarlo.
«Non ho nessuna fretta, Kara. In realtà ho una paura tremenda» rabbrividii al pensiero del crudele allenamento che mi aspettava. Kara non avrebbe potuto fare nulla contro un insegnante, e questo mi spaventava ancora di più.
«Ehi, so che non potrei fare molto contro quell'aguzzino, ma tu ce la puoi fare» disse Kara, mettendomi un braccio intorno alle spalle mentre cominciavamo a camminare verso il campo di addestramento.
«E poi, non puoi negare che l'allenamento ti porti un sacco di benefici» aggiunse con un sorriso d'incoraggiamento. Non potevo mentire: quello che diceva aveva senso. Anche se l'addestramento era brutale per il mio corpo umano, mi sentivo più forte e leggera dopo essermi ripresa da ogni sessione. Nella migliore delle ipotesi, ero senza dubbio più forte di un essere umano medio.
«Il tuo incoraggiamento non aiuta comunque, Kara» sospirai, esasperata.
«Beh, è l'unica cosa che posso offrirti. Contro Bardugo sei da sola» Kara si strinse nelle spalle e io sospirai.
La giornata non poteva andare peggio di così, no? Rivolsi una preghiera silenziosa a qualsiasi dio avesse voglia di ascoltare, supplicandolo di toccare il cuore di Bardugo perché ci andasse piano con me.
A quanto pare, neanche un singolo dio aveva risposto alle mie preghiere. Il motivo per cui nemmeno un'entità celeste potesse esaudire le preghiere di una ragazza indifesa andava oltre la mia comprensione. Sembrava addirittura che il signor Bardugo mi avesse fatto fare esercizi e simulazioni di combattimento extra. Che ingiustizia.
Giacevo a terra con il corpo dolorante e la mente annebbiata, chiedendomi come diavolo sarei dovuta tornare a casa in quelle condizioni. Non avevo le energie neanche per il più semplice dei movimenti. Volevo solo restare lì, sul pavimento, e svenire.
«Ehi, sei morta?» sentii la voce di Kara e feci fatica ad aprire gli occhi, giusto in tempo per vedere i suoi, color ambra, che mi guardavano divertiti dall'alto. Lei non sembrava neanche stanca, e invidiavo da morire la sua costituzione fisica.
«Sono a un passo dall'aldilà, Kara» ridacchiai e alzai una mano.
«Non esagerare» Kara alzò gli occhi al cielo e mi aiutò a rimettermi in piedi. «L'allenamento è finito, possiamo andare a casa. Sei sicura di riuscire a tornare con le tue gambe?»
«Ti sembra che ce la faccia, Kara?» riuscii a sputare fuori le parole a fatica.
«D'accordo, non ce la fai. Ti porto a casa io» decise Kara, caricandomi sulla schiena, a cavalluccio.
«No, dai. Posso…» provai a divincolarmi, ma la sua presa era salda e io ero già piuttosto debole per cominciare.
«Zitta e tieniti forte» disse Kara, e partì a razzo verso il cancello della scuola.
