Capitolo 5
Lucky
Mi stringe con una presa così salda che vorrei combatterlo, tempestargli il petto di pugni, ma… sì, c’è un ma. Sento il suo cazzo, duro come una sbarra, premere contro di me attraverso i pantaloni. Un’ondata di calore si propaga dal mio centro, attraversa lo stomaco e mi arriva al petto. Sento di arrossire mentre i suoi occhi sono fissi su di me. Gli ringhio contro.
«Dovrai ficcarlo in qualche altra troia più tardi, Santangelo. Non mi avrai mai.»
«Oh, non preoccuparti, Principessa, ci sono un sacco di puttane là fuori che aspettano solo che glielo infili dentro. E quando lo farò, gemeranno il mio nome e urleranno per me ancora e ancora, mentre regalo loro un orgasmo delizioso dopo l’altro.» È affascinante e sofisticato; il suo viso non lascia trapelare nulla. Parla come se stesse ordinando qualcosa dal menù, non come se mi stesse sconvolgendo con quella sua bocca sporca e volgare. E sì, sono sconvolta.
Sono giovane ma non ingenua, eppure la sua volgarità mi eccita. Sento i capezzoli indurirsi sotto il tessuto attillato del vestito, desiderosi di essere stuzzicati e strizzati senza pietà. Involontariamente, mi ritrovo a premere ancora di più contro la durezza del suo petto e del suo cazzo, ora sul mio basso ventre. A ventidue anni ho avuto solo pochi amanti, per lo più al liceo, un istituto privato, l’unico in cui mio padre mi avrebbe mai mandato, e per sole ragazze. Ci puoi credere? Dovevo sgattaiolare fuori per incontrare i ragazzi del college dall’altra parte del parco. Era divertente, ma nessuno mi aveva mai rivolto parole del genere.
Inarca un sopracciglio nero come l’ebano, guardandomi. «Pensi di potermi scandalizzare, Nico? Non puoi. Sono un Gianluca, niente al mondo può scandalizzarmi.» Lo spingo via, si è già avvicinato troppo, invadendo il mio spazio personale. Gli farò vedere di che pasta sono fatta. Non sarò il suo uccellino in gabbia, una donna di sua proprietà. Lui mi afferra per un polso. Mi guardo intorno: alcune persone ballano lì vicino, ma notano l’interazione tra me e Nico.
Mio padre è con mia madre, la tiene tra le braccia e lei appoggia la testa sulla sua spalla. È una dimostrazione d’amore, di fiducia e di rispetto. È questo che voglio per me, dannazione, non quello in cui mi sto cacciando.
«Farai come dico io, Principessa. Non sfidarmi.» La sua voce è bassa e severa, eppure il suo comando mi fa un certo effetto. Il polso accelera e il cuore batte all’impazzata.
«Farò tutto quello che mi pare, adesso lasciami andare.» La sua presa si fa più salda.
«Dovrei spingerti contro il muro, Principessa, strapparti il vestito di dosso e prenderti. Così sapresti a chi appartieni.»
Vorrei sputargli in faccia, vorrei cancellargli quel sorrisetto da quel dannato viso. Non mi possederà mai, non mi controllerà mai. Mai. «Quindi mi stuprerai, è questo che stai dicendo, Santangelo? È così che mi vuoi davvero, prendendomi e controllandomi? Pensavo che un uomo come te avrebbe voluto che la sua futura moglie lo volesse, lo desiderasse, lo implorasse. Non che se la prendesse contro la sua volontà.»
I suoi occhi si incupirono, scuri come l'oceano. L'espressione torva era il segno inequivocabile della sua rabbia; il sangue doveva ribollirgli nelle vene. «Non ho mai violentato una donna in vita mia, Lucky, e non ho intenzione di iniziare adesso. E allora vaffanculo, ma sappi che un giorno verrai strisciando nel mio letto a supplicarmi.» Allentò la presa sul mio polso. Le vene mi pulsavano, il cuore batteva all'impazzata. Perché il mio corpo lo desiderava, nonostante fosse così crudele e vendicativo?
Mi gettai i capelli dietro le spalle e sollevai il mento con aria di sfida. «Morirai vecchio e solo, Nico. Non mi concederò mai a te volontariamente. Potrai scoparti il mio cadavere freddo e senza vita.» Sfilai la mano dalla sua e tornai a passo svelto al mio tavolo, dove Mia mi stava aspettando. Quando mi vide, inarcò le sopracciglia, mentre le lacrime minacciavano di scendermi lungo le guance.
«Tutto bene?»
«Sì, andrà tutto bene.»
«Vuoi andartene da qui?»
«Non posso. Devo aspettare che se ne vadano prima mamma, papà e Nico. Altrimenti correrei il più lontano possibile.»
Il suo caschetto sbarazzino ondeggiò mentre girava la testa verso la pista da ballo e poi di nuovo verso di me, con gli occhi ambrati che le si illuminavano. «Da quando Lucky Gianluca fa quello che le viene detto? Da quando si piega a un Santangelo?»
Aveva ragione. «Andiamo.» Feci un cenno a Nikolei, che si allontanò dalle altre guardie del corpo e ci tenne aperte le porte della sala da ballo. Non mi voltai, ma non avevo bisogno di vederli per sapere che gli occhi di ghiaccio di Nico Santangelo mi stavano bruciando un buco nella schiena. Potevo sentirli.
Mia e io varcammo la soglia, ricevendo qualche occhiataccia dagli anziani. Sapevo di andarmene senza permesso, ma al diavolo. Avrei fatto esattamente quello che volevo; sono Lucky Gianluca. Il mondo dovrà fermarsi e aspettarmi, e un giorno farò in modo che sia proprio così. Essere controllata da Nico Santangelo? Sul mio cadavere. Prima dovrà gelare l'inferno.
«L'auto è pronta e vi aspetta» disse Nikolei. Gli sorrisi.
«Grazie. Io e Mia vogliamo andare in un locale. Di' all'autista di portarci al Roxy on The Rocks.» Mia mi guardò.
«Sei sicura?»
«Certo che sono sicura. Potremo lasciarci andare, ballare tutta la notte ed essere libere da tutta questa merda per qualche ora. Fanculo a tutti, Mia.»
«Okay, capo.»
Nikolei ci aprì la portiera della limousine per farci salire dietro. «Nikolei, non c'è bisogno che tu mi accompagni stasera. Me la cavo» gli ordinai. Lui mi lanciò uno sguardo dubbioso.
«Lucky, non è una buona idea e lo sai. Adesso sei la fidanzata di Nico, può succedere di tutto. Lui ha molti nemici, e anche tuo padre.»
«Basta. Andrà tutto bene. Lì nessuno si interesserà a me. Mi confonderò tra la folla e passerò inosservata.»
«Dovresti dire a Nico e a tuo padre dove vai. È così che si fa.»
«No, e non ricominciare con questa storia. Vai.» Mi lanciò un'occhiata che mi fece capire quanto fosse scontento della mia decisione, ma per stasera volevo dimenticare chi fossi. Volevo dimenticare di essere la figlia di un Don, la promessa sposa di un maniaco del controllo che voleva diventare il Re di New York.
Stasera sarei stata libera. Sarei stata solo Lucky, e nient'altro.
